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dal “Trentino” del 18 ottobre 2008

da Patrizia Tomio | Lunedì, 20 Ottobre 2008

Così si sostengono le famiglie

Sono tra i candidati che hanno aderito all’invito dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose a partecipare ad un incontro dal titolo “Quale futuro per la famiglia”, ospitato presso i locali dell’oratorio del Duomo di Trento in data odierna.
Un dibattito aperto a tutte le forze politiche su un tema di grande attualità e, per quanto mi riguarda, di notevole interesse, in relazione al mio impegno in ambito universitario per le pari opportunità.
Dopo la relazione del coordinatore Rossetti, si è aperto uno spazio di discussione per i candidati e le candidate, che ha visto anche il mio intervento, diretto da un lato a sottolineare la centralità del tema famiglia, dall’altro sgomberando il campo da alcuni equivoci di fondo.
In sintesi, le politiche familiari si possono concentrare su due piani: forme di sostegno economico, da un lato, attraverso l’adozione di politiche fiscali adeguate, la corresponsione di contributi e la riduzione dei costi di accesso ai servizi pubblici (mense, trasporti, ecc.); dall’altro, l’adozione di misure che favoriscano concretamente la conciliazione tra gli impegni di cura ed educazione in ambito familiare e gli impegni professionali dei genitori (entrambi i genitori).
Rispetto alle esperienze maturate all’estero, in particolare in alcune aree del nord Europa, l’Italia deve ancora sviluppare politiche familiari, anche in relazione alle famiglie numerose, soddisfacenti ed efficaci. D’altro canto, è evidente, come l’ambito di operatività provinciale sia necessariamente limitato in relazione alla distribuzione delle competenze tra ambito locale e nazionale: ciò vale sia con riferimento agli aspetti fiscali (es. definizione di detrazioni e deduzioni), sia con riferimento alle misure che favoriscono la conciliazione, stante la presenza di contratti collettivi nazionali di lavoro o altre normative emanate dal governo centrale.
Certamente non soddisfano le famiglie, ed in particolare le famiglie numerose, interventi come il cosiddetto “bonus bebè”, elargizione una tantum di mille euro, corrisposta in occasione della nascita di un figlio, introdotta dal governo Berlusconi: l’ammontare del contributo e soprattutto la mancanza di continuità consentono di mettere in discussione la capacità di simili strumenti di essere reale sostegno alla situazione economica delle famiglie. Tanto meno si supportano le famiglie, con riferimento ai temi della conciliazione, con l’adozione di provvedimenti come quelli varati recentemente dal governo Berlusconi, che, di fatto, limitano l’accesso al part-time per migliaia di lavoratori: part-time che costituisce una delle forme più significative di flessibilità nell’erogazione delle prestazioni lavorative, volta a favorire in primo luogo le donne, in virtù del loro insostituibile e spesso sottovalutato lavoro all’interno delle nostre famiglie.
Credo, invece, che gli strumenti per adeguate politiche familiari siano legati all’utilizzo di criteri di equità, come quelli introdotti con l’ICEF, eventualmente da perfezionare e rimodulare alla luce delle esperienze concrete, l’accessibilità ai servizi pubblici a tariffa ridotta in relazione al numero dei componenti il nucleo, l’attivazione di servizi per l’infanzia (es. asili nido, scuole a tempo pieno, ecc.), la modernizzazione della pubblica amministrazione anche attraverso l’erogazione di servizi, compresi quelli per l’accesso alle agevolazioni in parola, per via telematica, ecc.

Categoria: Comunicati stampa |

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